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Tranquillo: è mio marito


di FrankSpeaker
05.12.2024    |    4    |    0 6.0
"Mi occupo di parchi e giardini ed ultimamente mi hanno incaricato di andare a controllare un parco abbastanza nuovo dove le solite teste di minchia di vandali..."
Sono un tecnico del comune. Mi occupo di parchi e giardini ed ultimamente mi hanno incaricato di andare a controllare un parco abbastanza nuovo dove le solite teste di minchia di vandali hanno rotto alcuni pezzi mettendo a rischio la sicurezza dei bambini.

Il Parco è immerso in un giardino a due passi da una fitta pineta, vicino al mare. I vandali hanno rotto uno dei ganci dell’altalena che è diventata veramente pericolosa. Davanti a me frotte di bimbi urlanti aspettano che finisca di riavvitare il nuovo gancio e con loro numerose mamme, papà, qualche nonno e qualche nonna. Io sono in piedi su un panchetto, indosso una maglietta e dei pantalocini ma a mani alte mi rimangono scoperti gli addominali bassi. Ho un bel fisico e questo è oggettivo. Ogni tanto abbasso la testa perché a stare così proteso verso l’alto con questo caldo di fine luglio rischio un capogiro e di finire per terra.

Mentre abbasso gli occhi vedo lei: bionda, lentiggini, molto formosa, quell’essere formosa dato da una recente gravidanza. China sulla sua bambina che sta muovendo i primi passi con una canottiera con lo scollo a barca larghissimo e senza reggiseno mi mostra (involontariamente?) i generosissimi seni pronti all’uso nel caso la figlia avesse fame. La guardo sbirciando senza alcuna fatica quelle puppe gigantesche. Lei se ne accorge, mi fa un sorriso, io rialzo le mani brandendo una brugola e torno ad avvitare. Sono sudato, nel frattempo il sole ha cominciato anche a colpirmi senza pietà.

A lei si avvicina un’altra signora, sua madre o sua suocera. Lei le lascia la bambina, parlano un poco, la signora prende la bambina e se ne va. Io ho finito, l’altalena è di nuovo in sicurezza e tra l’altro ho anche terminato il mio turno di lavoro.
Mi asciugo il sudore alla bell’e’meglio.

Lei si avvicina: “E così guardi le puppe alle mamme del parco?”. “A dir la verità è…una mamma del parco che non ha fatto niente per nasconderle e me le ha fatte vedere”. Lei sorride “Meno male che le hai guardate, perché io invece ho squadrato il tuo ventre e quella vena lì, quella che porta il sangue dove…. Insomma… alle tue parti interessanti, mi ha… incuriosito! Fra quanto smonti?” “veramente ho finito adesso”. “Senti: mio marito è militare ed è partito per una missione, ho più corna io di un cesto di chiocciole, scopa le sue colleghe e secondo me anche alcuni colleghi, io non trombo da una vita, prima la bimba, poi il riassetto ormonale, poi lui è partito… ti prego vieni con me in pineta e te le faccio anche toccare… ti faccio divertire io”. Andai.

Giunti in uno spiazzo circondato da cespugli mi slacciò la cintura, mi sbottonò il bottone con foga e mi abbassò i pantaloni. “mmmm… è proprio come lo immaginavo…”. Il mio cazzo era appena in tiro ma faceva la sua bella figura. Si sfilò la canottiera. Aveva i capezzoloni turgidi e carichi della mamma che ancora allatta. Cominciò a strofinare il mio cazzo fra le sue puppe carezzandomi le palle. Erano molto più grosse e morbide di quanto avessi immaginato, nel frattempo il mio cazzo s’era fatto durissimo e la mia cappella rosso fuoco. Le dissi di spogliarsi. Le infilai due dita nella fica: era fradicia e larghissima, molto pelosa… doveva essere un po’ che non si faceva la depilazione, segno di evidente abbandono sessuale. La feci mettere a pecora e le infilai il mio cazzo che nel frattempo aveva raggiunto la massima dimensione nella fica sentii un gemito. Da quella posizione potevo ammirare anche il buco del suo culo, anche quello bello peloso… nel frattempo la pompavo, forte. Ogni tanto il mio cazzo usciva da tanto che era larga e bagnata e io lo rimettevo dentro. Ogni volta che entravo era un mugolio sempre più forte. “Esci, esci subito”… ubbidii subito all’ordine. Vieni davanti. Me lo riprese in bocca. Stavolta andava forte, con la mano mi faceva un segone, con l’altra mi teneva per i coglioni, e con la bocca succhiava, succhiava, succhiava finchè non mi bevve fino all’ultima goccia.
Era bellissima, una porca, dal punto di vista morale ma anche fisico, la pelle chiara a quattro zampe con le tettone dondolanti ricordava proprio l’effige della scrofa.

Da dietro un cespuglio vidi muoversi qualcuno: “Ehy porco, guardone, vieni qua che ti gonfio, fatti i cazzi tuoi!”
Lei mi guardò un’attimo, tutta nuda, rosa in viso e nel corpo, seduta sui talloni e con le puppe poggiate sopra la pancia, esitò ma poi scoppiò a ridere e disse: “Tranquillo! E’ mio marito!”
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